Deforestazione: l’Europa vuole chiudere la porta ai prodotti che la causano

Deforestazione: l’Europa vuole chiudere la porta ai prodotti che la causano


di Antonio Piemontese

L’Europa si prepara a chiudere ai prodotti che causano deforestazione. Questa, in sintesi, la proposta di regolamento pubblicata mercoledì dalla Commissione. Nel mirino di Bruxelles soia, carne bovina, olio di palma, legno, cacao e caffè e prodotti derivati come cuoio, cioccolato e mobili. I prodotti, spiegano da Bruxelles, sono stati scelti tra quelli il cui consumo e produzione hanno maggiore impatto, con criteri “oggettivi” e basandosi sui dati. Non sono escluse modifiche che seguiranno i trend di mercato.

Con questa mossa l’Unione tenta di tornare al centro della scena ambientale dopo un vertice, Cop26, in cui è stata spesso messa ai margini del dibattito, offuscata dai giganti asiatici e dal Nordamerica. La palla passa ora al Consiglio e al Parlamento che discuteranno il testo. Le tre istituzioni devono trovare un accordo sulla versione definitiva. Nessuna tabella di marcia certa per il momento, spiegano fonti della Commissione. 

Cop26

L’incontro chiave per affrontare la crisi climatica

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Cosa c’è nel testo contro la deforestazione

La proposta, se passasse, imporrebbe agli operatori che trattano i prodotti in elenco una due diligence, un esame approfondito e obbligatorio della provenienza delle merci. La ratio è ambientalista: assicurarsi che nel mercato comune entrino solo prodotti che non causano deforestazione e che rispettano le norme dei paesi di origine. Ma non solo: nel mirino ci sono anche Paesi con politiche troppo permissive.  “L’evidenza mostra che una parte della deforestazione è semplicemente una variazione di destinazione d’uso legale secondo le leggi del paese di produzione” recita una nota. Tradotto: anche se il governo approva, magari sotto impulso delle lobby, il danno resta. In questo modo Bruxelles vuole scoraggiare “una corsa verso il basso” da parte dei paesi più dipendenti dalle risorse. 

Nella pratica, agli operatori sarà richiesto di raccogliere le coordinate geografiche di produzione delle merci che intendono piazzare sugli scaffali. La verifica sarà demandata ai singoli Stati europei, che controlleranno a campione tramite le autorità doganali o commerciali. La Commissione dividerà i paesi in tre gruppi: basso, medio e alto rischio. Maglie più strette e controlli più frequenti per gli Stati in cui le politiche ambientali sono lasse. 

L’idea di usare i satelliti non è nuova: qualche anno fa si era parlato del progetto di un software open source in grado di spegnere le escavatrici via Gps: il navigatore incrociava la posizione dei bestioni con le tabelle dello United Nations database for protected areas e spegneva i motori quando entravano in aree tutelate. Per la tutela ambientale si guarda sempre più al cielo: satelliti saranno impiegati anche per controllare le emissioni di metano, uno dei gas serra più inquinanti.

Una pietra miliare

Il testo ha avuto una genesi complessa, e ha suscitato discussioni tra le direzioni generali Ambiente e al Commercio per le importanti ricadute sul tessuto economico: le grandi multinazionali dell’alimentare, ma anche piccoli distretti, come la filiera del cuoio in Toscana, per esempio. Per disinnescare la bomba ecologica, il progetto di Bruxelles va a incidere sul ruolo dell’offerta: ma i documenti allegati raccontano che al vaglio ci sarebbe stata l’idea di puntare sulla consapevolezza del consumatore. Una strada poi abbandonata, almeno provvisoriamente. 



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www.wired.it
2021-11-20 06:00:00

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